Fotografare non aiuterebbe la nostra capacità mnemonica. E’ questa la conclusione a cui sono giunti gli scienziati: sorprendentemente fotografare i luoghi che visitiamo, secondo gli esperti, potrebbe attivare il cosiddetto effetto di “dimenticanza diretta”. In altre parole, contando sul fatto che una volta a casa potremo rivedere le nostre fotografie tutte le volte che vogliamo, il nostro cervello più o meno consapevolmente presta minore attenzione a ciò che sta osservando.
L’avvento della fotografia digitale, e il definitivo addio alla pellicola e alle ancor più out Polaroid, avrebbe dunque assopito la nostra capacità di ricordare e rivivere i ricordi più belli? Senz’altro la fotografia è oggi molto più inflazionata del passato, in primo luogo grazie alla maggior facilità di acquisto e di utilizzo di una comune macchina fotografica. Selfie, sovraesposizione mediatica e social network, poi, hanno fatto il resto.
Eppure, la fotografia con la F maiuscola esiste ancora. Ragionata, meticolosa e pressoché eterna, è non a caso considerata dai più l’ottava arte. E ciò lo si può apprezzare dando un’occhiata alle molteplici mostre di fotografie organizzate in tutta la penisola italiana (come non citare, tra le tante, la mostra Wildlife photographer of the year?).
E’ in questo panorama – contaminato dalla transizione e dallo smodato uso della tecnologia – che si inserisce un giovane fotografo Mario Gennaro nato a New York e in pianta stabile in Italia. Un vero artista poliedrico – come del resto i tempi impongono – che ha avuto modo di cimentarsi anche nella graphic e nel web design, una passione, questa, che è nata per caso alle soglie dei trent’anni.
La fotografia, per forza di cose, è strettamente legata al tema del marketing: Mario Gennaro ha avuto l’opportunità di sperimentare anche in ambito pubblicitario realizzando una campagna su richiesta di un suo amico. Sfogliando le sue fotografie – a tal proposito, si è appena conclusa ad Amsterdam la mostra personale dell’autore, “Fermo, immagina” – è più che legittimo il dubbio: davvero il nostro cervello si “spegne” o, al contrario, le immagini cariche di emotività di Mario Gennaro non possono in realtà essere dimenticate tanto facilmente?