Il petrolio ha chiuso la scorsa settimana con posizioni di debolezza, accentuate a causa di una serie di previsioni pessimistiche sulla futura domanda (stime IEA e OPEC), situazione che lascia presagire come l’abbondanza globale di scorte non utilizzate possa insistere sul mercato molto più a lungo di quanto supposto.
In merito, secondo l’International Energy Agency (IEA) il rallentamento della crescita della domanda petrolifera condannerà il mercato petrolifero ad un surplus di offerta piuttosto duraturo: un quadro che smentisce le stime, più positive, rilasciate dalla stessa agenzia un mese fa.
Il rapporto IEA è peraltro arrivato il giorno successivo all’outlook sorprendentemente pessimista dell’OPEC, dipingendo un quadro non certo esaltante, che risulta essere scarsamente mitigato dal dato sulle scorte di petrolio prima API e poi EIA, con entrambe le statistiche che hanno lanciato un segnale di contrazione dell’accumulo di scorte. Gli operatori sono apparsi pessimisti e non hanno scommesso su un rialzo delle quotazioni petrolifere, anche a causa del ritorno sul mercato delle produzioni iraniane, libiche e nigeriane.
Più sul breve termine le speranze di ripresa restano nel meeting informale in Algeria del 26-28 settembre, col Venezuela che ha lasciato trapelare l’ipotesi di un accordo, e poi nel meeting OPEC di novembre a Vienna. Ad ogni modo, difficilmente il meeting informale algerino riuscirà a fornire risultati incoraggianti, mentre è più probabile che possa essere raggiunto un accordo al meeting dell’organizzazione dei produttori che si terrà presso la sede di Vienna nel corso del prossimo mese di novembre. Tale evento potrebbe essere finalmente produttivo di buoni risultati per le quotazioni del petrolio, contribuendo a una attesa stabilizzazione.