L’intolleranza ai lieviti è oggi una condizione molto diffusa. Come probabilmente si sa già, alla base di tale condizione vi è una condizione di disbiosi intestinale (ovvero, ddi alterazione della microflora batterica dell’organo) dovuta alla presenza di funghi come la Candida albicans e anche funghi appartenenti al genere Saccharomyces, Aspergillus e Penicillium.
Si tratta di funghi di dimensioni microscopiche, che riescono dunque a penetrare facilmente nell’intestino, giungendo a livello del colon, con i residui alimentari che non sono stati assorbiti in precedenza. Si tratta di una situazione che viene favorita soprattutto quando l’alimentazione quotidiana è ricca di pane, pasta, dolci e simili. E, secondo gli studiosi, anche quando si fa un utilizzo indiscriminato di alcuni farmaci (soprattutto i medicinali antibiotici).
Di fatti, una volta nel colon, questi residui favoriscono la fermentazione, causando gonfiori e vari problemi intestinali. Ma come ci si può rendere conto che stiamo soffrendo di intolleranza ai lieviti? È possibile compiere una sorta di autodiagnosi, che andrà poi pur sempre confermata dalle valutazioni del proprio medico di fiducia?
In realtà, l’autodiagnosi è effettuabile in maniera super veloce e abbastanza affidabile. Di fatti, se dopo aver mangiato pane o altri cibi lievitati si avvertono gonfi ore e meteorismo, o sonnolenza, vi è una forte probabilità di essere intolleranti ai lieviti. È tuttavia possibile che tale condizione sia dovuta al fattoche tali prodotti abbiano subito una lievitazione troppo rapida, con aggiunta di “miglioratori”, la cui fermentazione nell’intestino provoca gas e altri sintomi.
In questi casi, prima di procedere con la dieta a rotazione, che può essere utile per poter fronteggiare questa scomoda situazione, si possono prima provare gli utilizzi di pane e simili a lievitazione naturale, nei quali il processo avviene grazie a microrganismi viventi – i saccaromiceti – che consentono una lievitazione più lunga e una maggiore digeribilità.